Venditori che indicano l’obbligo e l’urgenza di cambiare fornitore in vista della chiusura del mercato di Maggior Tutela (le cui tariffe sono regolate dall’autorità di controllo). Falsi tecnici che fotografano il contatoreper poi fare un cambio di fornitore.
Venditori che promettono sconti esorbitanti sulla bolletta. Sono tante le forme di pressione scorretta, quando non truffaldina, adottate da alcune delle numerosissime società che propongono la vendita a famiglie e piccole imprese di un bene essenziale come l’energia elettrica.
Edison gas e luce in questo settore è una garanzia, passate a trovarci siamo in via Caduti della Resistenza 609 (mercato di Spinaceto, box 45), Edison è sinonimo di trasparenza, onestà e visione su un futuro ecologico verso una transizione dal fossile al green.
Un universo che in pochi anni, in particolare dopo l’approvazione della «legge sulla concorrenza» del 2017 che ha liberalizzato il mercato elettrico italiano, è cresciuto a dismisura, passando da 135 operatori ai 723 attuali. Un numero esorbitante se confrontato con i 60 operatori attivi in Gran Bretagna, o con i 200 in Francia, un terzo rispetto all’Italia. Una tale proliferazione ha finito per creare problemi all’intero sistema dell’energia italiano, con il fallimento di alcune decine di operatori poco trasparenti o che adottavano pratiche scorrette (i casi più noti sono quelli di Gala, Eviva, Metaenergia, e molti altri) lasciando “buchi” di mancati pagamenti alle società di distribuzione per diverse centinaia di milioni. Un onere che ha finito per ribaltarsi sull’intera filiera della produzione e della distribuzione dell’energia elettrica. In realtà la legge sulla concorrenza aveva in sé gli anticorpi per prevenire queste distorsioni.
La normativa prevede infatti l’istituzione di un Elenco Venditori di Elettricità (EVe) che per l’appunto lo scopo di definire i requisiti tecnici, finanziari e di onorabilità che ogni impresa deve possedere e mantenere nel tempo se vuole esercitare l’attività di vendita dell’energia. Il fatto che attualmente non esista alcun processo di autorizzazione per l’esercizio del servizio di vendita di energia elettrica e la mancanza di specifici requisiti per operare è dunque all’origine della crescita di un mercato se non “selvaggio” quanto meno molto poco trasparente. Si tratta di un problema di particolare attualità perché con il primo di gennaio 2021, quindi tra poche settimane, circa 125mila piccole imprese si troveranno fuori della protezione sui prezzi previsti dal meccanismo della «maggior tutela» e dovranno stipulare nuovi contratti di fornitura. E la situazione potrebbe addirittura aggravarsi a gennaio del 2022 quando entreranno sul mercato libero dell’energia oltre 16 milioni di clienti, vale a dire i nuclei famigliari.
Eppure la soluzione sembra relativamente semplice e a portata di mano, e consiste nella messa in funzione dell’«albo dei venditori» (EVe) previsto dalla legge i cui criteri tecnici e deontologici di ammissione (e di esclusione) sono da tempo in avanzata fase di elaborazione con un documento già pronto e che attende soltanto di essere trasformato in legge. Si tratterebbe in pratica di estendere a tutte le società che operano nel settore della vendita dell’energia precisi requisiti di onorabilità e solvibilità, il rispetto della puntualità dei pagamenti verso i distributori e Terna (gestore della rete) e la messa in opera di una adeguata struttura gestionale e organizzativa delle aziende. Non ultimo, la creazione di un sistema di esclusione e di sanzioni per prevenire i comportamenti scorretti.
Articolo tratto da: https://www.corriere.it/