Ditta Dante Alessio termo-idraulica

Lo scorso settembre il presidente Xi Jinping ha annunciato che la Cina azzererà le proprie emissioni nette di anidride carbonica entro il 2060. Un obiettivo ambizioso per il più grande emettitore al mondo di CO2, responsabile da solo di quasi il 30 per cento del totale mondiale. Ciononostante, secondo il quotidiano giapponese Nikkei Asia, la Cina godrebbe di un vantaggio già in partenza nella corsa globale per la decarbonizzazione.

LA CINA IN VANTAGGIO?

Il 40 per cento della nuova capacità globale di generazione solare viene realizzato in Cina, ad esempio. Nel 2018 la Cina rappresentava il 32 per cento del totale mondiale di energia elettrica generata dal sole; nel 2010 la sua quota era di appena il 2 per cento.

LA CENTRALE SOLARE DALAT

Secondo il Nikkei Asia, un esempio particolarmente rappresentativo degli sforzi cinesi per l’aumento della generazione solare si trova nella città di Ordos, nella provincia della Mongolia interna. Qui – in un deserto a 700 chilometri ad ovest di Pechino – verrà realizzata la centrale solare Dalat. Sarà uno degli impianti per la produzione di elettricità dall’energia solare più grandi al mondo: occuperà un’area di 67 chilometri quadrati e, una volta, completata, avrà una capacità di generazione elettrica di 2000 megawatt. Il costo dell’elettricità sarà di circa 4 centesimi per kilowattora, più basso di quello offerto da gran parte delle centrali a gas o a carbone nel mondo.

QUANTO COSTA LA TRANSIZIONE ENERGETICA

Secondo le Nazioni Unite, 126 paesi e regioni nel mondo si sono impegnati ad azzerare le loro emissioni nette. Una stima realizzata dal Nikkei Asia sostiene che la decarbonizzazione delle economie di Stati Uniti, Cina, Giappone ed Unione europea richiederà investimenti per 82mila miliardi di dollari in sistemi energetici, trasporti, industrie ed edifici tra il 2021 e il 2050.

OPPORTUNITÀ E RISCHI

La transizione energetica può rappresentare un’opportunità di crescita, secondo il quotidiano, ma anche un rischio, se le aziende e i paesi non dovessero riuscire a mantenere la loro competitività in questo nuovo contesto.

Il Nikkei Asia fa l’esempio dei pannelli solari: nel 2013 quelli prodotti da aziende giapponesi possedevano in patria una quota di mercato del 70 per cento; poi hanno gradualmente perso competitività rispetto a quelli cinesi, di importazione, che nel 2019 valevano il 60 per cento del mercato giapponese.

LA DOMINANZA DELLA CINA

Oggi la Cina domina il mercato mondiale dei pannelli solari e potrebbe ricoprire questo stesso ruolo anche in altri settori legati alle energie pulite. Il paese possiede un grande mercato interno che favorisce l’economia di scala: produzione quantitativamente maggiore ad un costo per unità più basso, cioè, che finisce per rendere i prodotti cinesi più competitivi anche nei mercati stranieri.

COSA FANNO LE AZIENDE IN GIAPPONE

Le aziende giapponesi stanno correndo ai ripari, investendo nello sviluppo di tecnologie pulite potenzialmente rivoluzionarie. La società di elettronica Sharp, ad esempio, sta sviluppando un nuovo tipo di pannelli solari, più sottili, leggeri ed efficienti nel convertire la luce solare in elettricità. L’obiettivo ultimo è creare dei veicoli alimentati esclusivamente attraverso questi pannelli, eliminando la necessità sia della benzina che delle batterie ricaricabili. Secondo Sharp, installare uno dei loro pannelli su un’automobile ibrida plug-in garantisce ad oggi un’autonomia di guida di 56 chilometri al giorno.

FOTOSINTESI ARTIFICIALE

Mitsubishi Chemical, azienda del gruppo Mitsubishi che opera nel settore chimico, sta invece investendo in una nuova tecnologia per la “fotosintesi artificiale”. Si tratta di un processo che, ispirandosi alla fotosintesi clorofilliana delle piante, utilizza un catalizzatore che reagisce alla luce solare e permette di trasformare l’acqua in idrogeno e ossigeno senza l’utilizzo di elettricità (come accade nel processo di elettrolisi). L’idrogeno, a sua volta, potrebbe venire impiegato come fonte di energia pulita, anche in quei processi industriali più difficili da decarbonizzare

Articolo tratto da: https://energiaoltre.it/

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